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Brigatti, una storia di sport e marketing durata 120 anni
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venerdì 10 novembre 2017

Brigatti, una storia di sport e marketing durata 120 anni

Brigatti. Oggi questo nome non vi dirà nulla, ma chi ha qualche anno in più forse ricorderà che questo marchio, a Milano, è stato sinonimo di sport e innovazione.

 

Il primo negozio fu aperto nel 1884 da due fratelli, Mauro e Paolo Brigatti, per la vendita e la riparazione dei cicli.  Siamo alla fine dell’800 e a Milano si vedevano i primi velocipedi che per l’epoca erano considerati mezzi di trasporto all’avanguardia e decisamente destinato a un pubblico ricco. I Brigatti capirono che quello strano oggetto avrebbe avuto successo e, infatti, furono loro i primi a creare il “Veloce club Milano”, un vero e proprio sodalizio dedicato agli amanti della velocità. L’idea piacque al pubblico e non è un caso che proprio il primo scontrino emesso dal negozio (e tuttora conservato) fu per l’acquisto di un paio di mollette per bloccare l’orlo dei pantaloni. Manco a dirlo, sono tornate di moda proprio da qualche tempo. Va ricordato che i Fratelli Brigatti, nel 1894, diventarono fornitori ufficiali dell’appena nato T.C.C.I. (Touring Club Ciclistico Italiano).

 

Fino al 1908 le cose andarono bene finché, un po’ per qualche scelta azzardata per l’epoca, un po’ per il calo di entusiasmo, i fratelli Brigatti pensarono di chiudere. Fu la giovane nipote Gilda, dotata di notevoli capacità manageriali,  a scongiurare la fine prematura di quell’attività. 

 

                                                                                                                                                       La signora Gilda con il marito Mario Maffioli

 

E così, prese in mano le redini del negozio, portando avanti la stessa filosofia degli zii ma dandogli un nuovo impulso giovanile e imprenditoriale in grado di fornire tutto quello che potesse servire per lo sport: dall’abbigliamento alle attrezzature, sempre selezionando il meglio che l’industria e l’artigianato potesse offrire. Nelle vetrine comparvero i pattini a rotelle, i pattini con le lame per il ghiaccio, tutto per il tennis, ma anche tutto quel che riguardava gli sport d’Oltreoceano e, in particolare, il golf, il tiro con l’arco, le arti marziali, il football americano.

 

                                                                                                                                             Racchetta dell'epoca

 

Colbacchi importati dalla Cina, amache dalla Colombia, bikini dal Brasile, guanti da baseball da Cuba, racchette da badminton dal Pakistan, tessuto di madras dall’India, cappucci e sacche in pelo e pelle di canguro per le mazze da golf dall’Australia, racchette da neve (ciaspole) dagli Indiani del Canada, arti marziali dal Giappone, solo per ricordare alcuni articoli acquistati in tutto il mondo.

 

Brigatti divenne sempre di più un marchio famoso per la qualità dei suoi prodotti e per l’innovazione non solo dell’offerta, ma anche dell’autopromozione. Quello che oggi chiamiamo marketing. Negli anni venti, infatti, Brigatti inventò la sponsorizzazione sportiva: primo caso che si conosca nel campo della boxe. Il famoso  Erminio Spalla, primo pugile italiano a conquistare la corona europea dei pesi massimi,  salì sul ring con i guantoni e il completino con il logo Brigatti, così come i “secondi”. Ecco la foto.

 

 

Il Teatro Principe di Viale Bligny organizzava incontri di boxe con i pugili che indossavano i guantoni “Brigatti”.

Da allora la fama del negozio di corso Venezia 15 (già 33) si sviluppò in modo rilevante. Nel 1923, poi, per la prima volta comparve la pubblicità di Brigatti. Da poco era stato inaugurato a Milano il Palazzo del Ghiaccio e Brigatti venne chiamato a gestirlo. In tale occasione furono illustrate dal noto pittore Riccardo Pellegrini delle cartoline con soggetti di pattinatrici con indosso costumi d’epoca.  In fondo a destra c'era la scritta “Tutto per tutti gli sport. Brigatti Milano”. Un’ innovazione senza precedenti. Eccone una riproduzione dell'epoca.

 

 

 

Ma, prima ancora, nel 1913 stampò un catalogo illustrato finalizzato alla vendita per corrispondenza. Fornitori ufficiali della Real Casa Savoia. Un telegramma assicura al principe Umberto l’avvenuta spedizione, via aerea, ad Adis Abeba,   di un gioco del croquet da lui richiesto. Solo da Brigatti, i piloti di Formula 1 (Scarfiotti, Bandini, Baghetti, Ascari Jr., il team di Manuel Fangio ecc.) potevano acquistare le tute antincendio, i caschi Johnson importati dalla Gran Bretagna, mentre i motonauti (Gilberti, Caimi, Guidotti e tanti altri campioni) potevano trovare i giubbotti dell’americana Gentex e i caschi Bell (entrambi fornitori della Marina e dell’Aeronautica USA). Prodotti impossibili da trovare nel resto dell’Europa.

 

Agenti generali per tutto il territorio nazionale delle famose lame per pattinaggio M&K di Slough (GB) e l’unico negozio, in Europa, a essere stato fornito dal più famoso artigiano austriaco per scarpe da pattinaggio su ghiaccio: Johann Sharner.

Solo da Brigatti si potevano acquistare,  fino alla fine degli anni sessanta, racchette da Squash,  Lacrosse,  Broomball e Polo.

Sci, con prezzi da capogiro, made in USA, con tecnologia uscita dalla Silicon Valley. Qui sono passati i Mangiarotti, famiglia di schermitori che vantano un palmares unico. Il grande campione di bob Eugenio Monti. L’indimenticato Primo Carnera e Sandro Mazzinghi. Il capo spedizione del K2 Ardito Desio, geologo che trovò il petrolio in Libia.

 

Una curiosità: il baseball o pallabase, prima che si costituisse la Federazione (1948), Brigatti, con la collaborazione del campione milanese Gigi Cameroni, diffuse in tutta Milano, gratuitamente, (oratori, centri sportivi, licei) le mazze, uniformi, e tutto l’occorrente per giocare a questo, allora, sconosciuto sport yankee. Il Leobaseball fu la prima squadra di liceali costituita da Cameroni con materiale  offerto da Brigatti. Tutto questo materiale, ai tempi invendibile, veniva recuperato nei lotti acquistati nei campi ARAR (Azienda Rilievo Alienazione Residuati) insieme ad altri articoli. All’interno di questi enormi imballaggi c’era un po’ di tutto,  anche gommoni forati dalle pallottole delle mitragliatrici, ma nel laboratorio Brigatti venivano riparati e venduti agli appassionati e benestanti clienti, i quali si avventuravano nelle calme acque dei Navigli.

 

                                      Vogatore in legno

 

Tutto il bel mondo, è il caso di affermarlo, se era di passaggio a Milano, trovava il tempo per entrare in questa esclusiva “bottega del lusso”. Ecco i nomi solo di alcuni personaggi: Sylvester Stallone, Eroll Flynn, Amedeo Nazzari, Ira Fürstenberg, Alberto Lattuada, Mario Del Monaco, Giuseppe Di Stefano, Charles Aznavour, Mina, Milva,Tognazzi, Vianello, Re Simeone di Bulgaria, Principessa Gabriella di Savoia. Massimo Ranieri, Marcello Marchesi, Wanda Osiris, Giorgio Bocca, Gina Lagorio, Salvatore Quasimodo, Giorgio Gaber e Ombretta Colli, Versace, Ferrè, Giorgio Strehler. Industrisali come Marinotti (Snia Viscosa), Pirelli, Moratti, Rusconi, Rizzoli, Mondadori. Aristocratici: gli Sterzi, i Belgioioso, i De Mojana, i Volpi di Misurata, i Rothscild, Caroline di Monaco, l’Aga Khan. Mario Monti, ex Presidente del Consiglio, ama indossare i loden naturalmente con etichetta “Brigatti”.

 

Sempre al passo con i tempi grazie alle idee della signora Gilda, prima, e in seguito del figlio Giorgio (esploratore e amante di tutti gli sport), Brigatti fu il primo negozio in Italia a vendere i marchi Harley Davidson,  Burberry, Mac Intosh, Aquascutum e altri ancora.  La clientela aumentò al punto da dover aprire, nel 1927,  un altro negozio in Galleria Vittorio Emanuele.

Giorgio Armani lo definì il miglior negozio al mondo per la sua unicità.

 

Per quasi 120 anni  questo blasonato esercizio, molto amato dai milanesi, ha, dunque, fatto la storia dello stile e dello sport. Una storia che è terminata nel 2002 con la chiusura dell’attività.  Vecchie foto, lettere, ritagli, oggetti, raccontano di un tempo che non c’è più ma che ha segnato un’ epoca brillante, pur con i suoi guai, i suoi dolori, le sue difficoltà. 


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